Science driver e marketing driver. Sono tra i punti essenziali della strategia di successo per la formazione di una startup, presentati da Nicolò Andreula, consulente strategico e corporate trainer, nel corso della sua attività di mentoring, svoltasi oggi, durante la terza giornata della EnterPrise School, prevista dal progetto PerfeTTO. Oggi la giornata formativa si è svolta presso la sede dell’azienda Exprivia a Molfetta.
“Incontri persone che hanno una grande preparazione tecnico-scientifica che per la prima volta si approcciano ad un mondo non loro, il mondo del business, e si ritrovano a dover vendere le proprie idee; non solo fare scoperte scientifiche e portare avanti un’attività medica terapeutica, ma dover prendere qualcosa che hanno pensato e presentarla agli investitori” ha dichiarato Andreula e continua “come faccio a essere sicuro di aver fatto un investimento che può andare a buon fine o meno. Se noi riusciamo ad avvicinare le eccellenze intellettuali del nostro paese, tutta questa comunità così preparata di medici e di ricercatori al mondo del business e utilizziamo il mercato non solo come una forza predatoria, ma come un trampolino di lancio che può portare innovazione a quante più persone possibili abbiano bisogno, facciamo un favore alla società e all’economia”.
Tra gli ospiti intervenuti questa mattina, Riccardo Fortunato, public sector & Healthcare di EXPRIVIA, che si è soffermato sull’importanza di “portare a valore tutte le energie che il territorio è in grado di esprimere, fornendo a giovani talenti la possibilità di dare una concretezza alle idee di progetto.”
Tra le idee progettuali, Biagio ha pensato di curare le lesioni dovute alla psoriasi lieve moderata attraverso la produzione di una crema cosmetica il cui principio attivo è l’indirubina. Nunzio punta alla tecnologia per la produzione istantanea di un radiofarmaco utilizzato per la diagnosi e terapia del carcinoma prostatico. Alessia usa la piattaforma di crowdfunding innovativa che rende possibile a chiunque di contribuire a progetti di forte impatto sociale senza barriere economiche. Sofia mira a realizzare una start up che vuole essere sintesi di uno scaffold 3D biomimetico osseo costituito da collagene e idrossiapatite. Filippo ha pensato al sequenziamento di terza generazione del DNA plasmatico per la medicina personalizzata. Raffaella vorrebbe, invece, ha progettato il metodo per classificare lo stato metastatico di un linfonodo sentinella e Ana Belen Diana, invece, il metodo diagnostico minimamente invasivo per discriminare i pazienti con mutazione IDH da pazienti IDH wildtype attraverso l’analisi dell’espressione di microRNA sierici.
In aula, interessante anche la testimonianza di Felice Vitulano, innovation manager che conferma quanto “tutto possa cambiare nel mondo in relazione all’evoluzione digitale. Il terreno non è fatto solo dalle idee e dagli strumenti, ma anche dal network e da tutto l’ecosistema dell’innovazione. Per far nascere una start up è necessario usare pochi indicatori di successo, chiari, trasparenti e lungimiranti; è necessario avere una visione chiara, ambiziosa e focalizzata e sapere dove essere dopo 5 anni”.
Dopo essere stati ispirati dalla testimonianza di Giuseppe Dalfino, attualmente Dirigente dell’IRCCSS De Bellis, già startupper, ricercatore e manager del trasferimento tecnologico. Provocazioni arrivano anche dai ricercatori durante l’attività formativa: se continuare il proprio lavoro con una stabilità professionale ed economica oppure seguire il proprio sogno con il rischio d’impresa che è la vera natura dell’imprenditore. Realizzare la strategia nel lavoro di tutti i giorni e individuare i 5 dilemmi più importanti significa saper scegliere: prodotti o servizi, individui o squadra, centralizzazione o decentralizzazione, regole o risultati focus sulle persone oppure sui task, tradizioni o cambiamento, oligarchia o opinioni condivise risultati di lungo termine i di breve termine, comunicazioni generali o need to know, competizione. Importante anche nella strategia d’impresa è individuare e analizzare le KPI.
E poi, in aula arriva Benedetta De Luca che con la sua testimonianza parla dell’esigenza di “entrare in empatia con l’altro”, la cui assenza genera problematiche nelle cure e nelle diagnosi. E’ necessario capire che il paziente ha bisogno di essere ascoltato e di entrare in connessione con il medico per comprendere la propria problematica”.
La terza giornata è terminata con l’attività di contaminazione dei team accompagnati dai tutor per lavorare sulle presentazioni delle idee imprenditoriali.